Alla base dell’attività fisica dovrebbe esserci una postura in equilibrio. Questo vale per atleti professionisti, giovani che desiderano apprendere un gesto tecnico, ma anche persone che frequentano la palestra a scopo preventivo, di mantenimento o recupero. Una condizione di disequilibrio può essere infatti causa di dispersioni energetiche, attriti e tensioni fisiche, responsabili nel tempo di infiammazioni e patologie quali capsuliti, borsiti, tendiniti, lussazioni, degenerazioni cartilaginee, artrosi, ecc...
Quando una qualsiasi parte del corpo vive un disagio o un dolore più o meno intenso, l’obiettivo del nostro sistema diventa preservare la propria efficienza e ristabilire un equilibrio, seppure “fittizio”, ossia una condizione più o meno temporanea che permetta al corpo di funzionare al meglio nonostante la presenza di un disturbo. Si adottano in queste circostanze schemi compensativi adattativi, che, se mantenuti nel tempo, tendono a fissarsi e a portare nuovi disagi e ulteriori compensi.
Per tali motivi, sul corpo di chi pratica sport, magari irrigiditosi nel corso degli anni a causa delle vicissitudini della vita, risulta controproducente potenziare, tonificare, allenare, senza aver prima risolto eventuali problematiche presenti.
Effettuare un’accurata analisi posturale permette di evidenziare tutti gli elementi inibitori che di solito non vengono presi in considerazione.
Una postura alterata genera inevitabilmente funzioni alterate, che a loro volta provocheranno ulteriori alterazioni posturali limitando e/o invalidando le prestazioni sportive. Si potrebbe dire che la funzione è schiava della struttura e la struttura, a sua volta, è inesorabilmente condizionata dalla funzione.
(Beretta, Bono, Crotti, Cavalli, & Zaupa, 2008)
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