Partiamo dal fondamentale presupposto che una sessione di allenamento ben eseguita deve prevedere una prima fase di riscaldamento preventivo, che deve durare circa dieci minuti. Questa fase di riscaldamento è prettamente soggettiva: l’atleta, a seconda delle proprie esigenze, dolori muscolari e/o articolari pregressi, svolge degli esercizi specifici. Gli esercizi possono essere eseguiti a corpo libero e devono essere eseguiti senza percepire eccessivo dolore o fastidio, nella fase di stiramento dei muscoli.
La fase immediatamente successiva a quella del riscaldamento è quella allenante. Questa è la fase in cui viene effettivamente svolto l’esercizio ed il corpo risente dello sforzo. Il carico di lavoro – ossia il tempo di allenamento, in rapporto all’intensità di svolgimento ed il volume allenante – deve essere previsto prima dell’inizio dell’esercizio, in un programma concordato con il proprio personal trainer, specifico e dettagliato per le proprie esigenze.
È determinante valutare l’intensità che si vuole mantenere all’interno dell’esercizio, affinché esso sia effettivamente efficace e non provochi danni eccessivi al corpo durante e dopo l’esecuzione. È consigliabile, per atleti dilettanti e pressoché principianti, far oscillare l’intensità dell’esercizio tra il 55% e l’85% della frequenza cardiaca massima teorica, per essere allenante e sicura.
Altro fattore fondamentale da considerare, per far sì che l’allenamento sia efficace, è la frequenza settimanale di allenamento: non stare fermi con l’attività fisica, ma nemmeno esagerare. Il soggetto deve valutare, a cadenza settimanale, il proprio tempo a disposizione per l’attività di cardiotraining, in modo da poterla alternare in maniera equilibrata e produttiva con le ulteriori attività fisiche svolte durante la settimana.
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